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Il progetto del ristorante GOODO aveva come intento quello di realizzare un vestito per quello che rimaneva di un vecchio edificio in pietra adibito a centrale elettrica. L'edificio stesso aveva subito un pesante intervento di demolizione e parziale ricostruzione, perdendo quasi del tutto i suoi caratteri storici. Era necessario far convivere e creare un legame tra la struttura in cemento a pilastri, le murature in pietra locale, le ampie finestre. Da qui l'uso dei materiali: poveri ed allo stesso tempo ricchi, come il rame che funge da trait d'union. La luce, altro elemento fondamentale del progetto, che si articola tra luce naturale, fatta di ampie vetrate ad arco, e luce artificiale, fatta di bolle luminose sospese collegate da cavi e tubi in rame che si intrecciano, quasi a richiamare i vecchi sistemi di alimentazione elettrica.
Trasparenza, spazio e apertura hanno caratterizzato le scelte progettuali.
Lo spazio interno è caratterizzata da materiali nobili, caldi ed eleganti, in cui a dominare sono il legno, utilizzato per i banchi, per le sedie, per le fioriere e per le panche (insieme alle imbottiture in velluto blu) e la pavimentazione in corten, contrapposti a elementi dallo stile industrial come le strutture dei tavoli (con i piani in resina rossa), oltre che dai lampadari in rame, le reti microforate montate sulle porte e sulle ante dei banconi. Il risultato è uno spazio armonioso, equilibrato e molto luminoso, con la cucina a vista.