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L’edificio adibito a hotel sulla piazza Duca d’Aosta a Milano è il frutto di un concorso privato a inviti indetto da Reale Immobili, proprietario dell’intero edificio progettato dall’architetto Baciocchi nel 1953. All’intervento di riqualificazione è richiesto di incrementare sia l’efficienza energetica sia il sistema strutturale dell‘intero immobile; esso nasce in funzione dell’ampliamento e del miglioramento del settore ricettivo cittadino in occasione di Expo 2015.
L’intervento si occupa di riqualificare solo una parte dell’edificio complessivo, separato dal corpo restante da un giunto strutturale: esso riconfigura il corpo situato nel lotto tra via Vitruvio e via Torriani, e in particolare la facciata principale su piazza Duca d’Aosta, in fronte al monumentale corpo della Stazione Centrale e in diretta relazione con il Grattacielo Pirelli di Ponti e Nervi, collocato all’angolo opposto della piazza.
Il nuovo volume è concepito come riproposizione della sagoma dell’edificio originario, attraverso un intervento di demolizione e ricostruzione.
La facciata del nuovo edificio si compone di una trama unitaria che esplicita la struttura dell’edificio: gli spessori variabili degli elementi verticali dichiarano proprio tale aspetto e insieme ne caratterizzano l’estetica.
Il ritmo della facciata e la sua profondità sono concepiti a partire dalla misura dell’edificio sostituito, di cui viene raddoppiato il modulo verticale in accordo con la scala monumentale della piazza Duca d’Aosta.
Il progetto, non solo si affida alla storia del suo “precedente”, ma allo stesso tempo guarda alla città storica in cui si inserisce: ne restituisce infatti il suo colore grigio-bruno e propone una forma massiva capace di echeggiare le qualità dell’architettura milanese, ancora una volta in linea con il carattere dell’edificio preesistente.
Il ritmo degli elementi verticali entra così in relazione con le facciate omogenee della città del XX secolo, mentre l’enfasi verticale degli elementi che si assottigliano salendo verso l’alto si riferisce alle strutture murarie storiche e alla struttura stessa del grattacielo Pirelli, che a quel mondo fa riferimento con il corpo massivo in calcestruzzo e con gli elementi verticali rastremati.
La facciata del nuovo edificio pone particolare attenzione nella riproposizione della profondità e delle ombre di quella precedente, in assonanza con le architetture dell’ambiente milanese caratterizzate da tale aspetto, e in opposizione alla ormai diffusa mancanza di spessore degli involucri contemporanei. La profondità della facciata è inoltre articolata mediante una strombatura degli elementi verticali, orientati verso ovest a raccogliere il riflesso della luce del tramonto, in modo da trasmettere all’intorno il tono e il colore del materiale.
Le strombature dell’elemento orizzontale (architrave) e di quello verticale (pilastro) alla quota del portico attuano una transizione attenta tra la dimensione degli elementi sostituiti e quelli nuovi, ma anche con la parte di edificio mantenuta e con cui entra in una precisa relazione e connessione.
L’edificio nuovo non vuole ostentare il suo ruolo sostitutivo né tiene a dichiarare la propria autonomia e identità, al contrario il suo obiettivo è di farsi portatore di una rispettosa continuità, mediante l’utilizzo di molteplici dettagli in tono con l’ambiente.
Anziché perseguire la modalità diffusamente contemporanea che si caratterizza per l’invenzione astratta di forme e di ritmi, la scelta si è rivolta verso una soluzione oggettiva e di dettaglio, più confacente alla storia dell’ambiente urbano milanese.
In questo modo l’architettura cerca di non proporsi come mera espressione di un limitato programma iconografico, bensì si impegna a raccontare lo svolgimento di densità, ritmo, proporzione diversi che l’edificio assume per poter esprimere un significato urbano e di continuità.
L’atmosfera dell’intervento nasce così dalla memoria dei luoghi e dell’edificio precedente ma insieme prende vita dalla sua nuova identità, dall’oggettività della ripetizione, dal trattamento della sua massa, dal colore, dal ritmo degli elementi, dalle ombre. La sua massa si arricchisce di dettagli che dialogano con la presenza umana: la dimensione delle aperture; il rapporto tra la superficie scabra del piano di facciata più esterno e la superficie liscia e lucida come clinker dell’imbotte delle aperture che riflette la luce; il sistema dei serramenti in acciaio brunito che articola la parte fissa e illuminante delle finestre e la parte opaca apribile per l’aerazione delle camere.
Oltre a ciò, l’intero immobile, in ossequio al codice etico della Committenza, è stato progettato secondo criteri di sostenibilità, facendo uso di tecnologie altamente performanti.
L’edificio è stato valutato dalla Commissione per il Paesaggio del Comune di Milano con giudizio favorevole, “apprezzandone la ritrascrizione del vecchio palinsesto dell’edificio esistente in una versione moderna e leggiadra e lo valuta come un esempio positivo di sostituzione edilizia”.