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Il progetto per il Nuovo Padiglione Didattico muove da tre considerazioni principali: l’inserimento nel contesto, un impatto ambientale sostenibile, una organizzazione funzionale chiara ed evidente. A questi obiettivi si affianca il desiderio di progettare un luogo rappresentativo e di garantire agli utenti uno spazio piacevole. Si immagina il nuovo padiglione esternamente suddiviso in tre “aree” che corrispondono ed esprimono tre diverse esigenze e motivazioni. Le facciate, quasi completamente costituite da vetro a specchio, formano un liscio parallelepipedo che risponde all’idea di un edificio concepito per essere vissuto in continuità visiva con l’ambiente circostante. Il rapporto con il contesto e la continuità vengono espressi attraverso questa rifrazione, lo spazio tridimensionale è amplificato, reso “profondo” e al contempo la struttura “dissolta”: si è dentro pur essendo ancora fuori. Il confine perde visivamente consistenza. Un rimando all'arte, ai quadri specchianti di Pistoletto all’inclusione nell’opera dello spettatore. Non è di specchio ma di vetro trasparente la grande fascia centrale dell’edificio corrispondente all’ingresso e all’ampio atrio a tutta altezza: trasparente e accogliente attraversa tutto il volume dell’edificio, qui il confine è realmente smaterializzato, l’accesso è reale ed è in vera continuità con il verde esterno tramite la presenza di un giardino d’inverno. Una zona relax-studio in legno percorre l’edificio in altezza e profondità e dal piano terreno tramite una gradonata che permette la sosta, raggiunge il piano primo. E’ una fascia centrale all’edificio, con alberi e piante, sedute, salottini studio pervasa da luce naturale garantita dal lucernario. In questa zona tutto è manifesto, dal primo ingresso ogni funzione e ogni distribuzione di spazi è rivelata. I percorsi seguono chiare direzioni, dall’unico asse centrale dell’atrio sono collegate tutte le funzioni: aule, depositi, archivi, servizi. Il terzo motivo della facciata si sviluppa dal piano primo ed è costituito da un’articolata schermatura in stecche di legno che supporta vasche di coltura atte a creare un “giardino esterno”. Questa doppia pelle protegge l’edificio schermandolo e “nasconde” un percorso grigliato a ballatoio con terrazze fruibili in corrispondenza delle zone relax-studio, vie di fuga inserite direttamente nelle aule e spazio calmo. E’ un edificio mutabile, sia per la parte vegetale che varia durante il giorno e le stagioni e reagisce ai cambiamenti di luce e di clima, che per la sua capacità di riflettere. E’ un edificio “vivo” e vitale. Lo spazio esterno è caratterizzato dall’inserimento di vegetazione e dalla creazione di un piccolo parco con sedute ombreggiate e spazi di sosta. In corrispondenza dell’ingresso al campus, si crea un viale con alberi e fontane. Il collegamento con il nuovo Padiglione Ferrari è costituito da percorsi in legno fiancheggiati da acqua e fontane. L’edificio si affaccia verso la zona verde più aperta, una sorta di piazza verde.
con: arch. Curzio Maria Proli; ing. Massimo Arduini, arch. Antonella Valeriano
collaboratori: arch. Benedetta Malavolti