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All’ombra del Gazometro, Cantiere Galli Design si presta ad ospitare un nuovo progetto di interior, frutto della creatività, della fantasia e del pensiero di un designer apprezzato internazionalmente. Studioso appassionato di filosofia orientale, Anastasio ha formulato negli anni un metodo progettuale unico, acquisito grazie alla numerose esperienze vissute in ambienti artistici differenti. Con il suo imprinting originale ha rielaborato il tradizionale concetto di ceramica, giocando con l’ordine naturale delle cose e dando vita ad una stanza dove funzione ed estetica trovano una nuova dimensione.
Il designer commenta così il suo nuovo progetto per Cantiere Galli Design: “Esiste una integrità materica che ha una sua valenza estetica anche in ciò che d’essa non è mostrato. Risvolto nasce dal desiderio di mostrare la materia ceramica nella sua funzione di rivestimento musivo, ma invertendone il verso, per rivelare, dunque, il retro delle piastrelle. Su questo lato, infatti, è la funzione di presa sulla parete che determina pattern e disegno. Paradossalmente è il motivo destinato a essere impresso sul cemento a determinare il decoro e non le ragioni di gusto e/o di stile. “Risvolto” sintetizza in una superficie il testo decorativo e quello generato dalla funzione portante, tracciando in questo modo le superfici degli interni di nuovi pattern”.
La rassegna di “Una stanza tutta per sé” è stata avviata lo scorso anno con i progetti di Giuseppe Arezzi, “Beata Solitudo”, Cristina Celestino, “Proiezioni” e GamFratesi, “Ordine Gigante”, ai quali era stato richiesto di interpretare il tema di “Personale/Condiviso”. Nel 2018, il fil rouge definito da Domitilla Dardi, curatrice di questo progetto culturale, è “Lasciare tracce”, ovvero una riflessione sugli spazi che viviamo, su come li abitiamo e li personalizziamo.
"Lo spazio che abitiamo non è perfetto e ordinato come quello delle riviste o delle pubblicità. Lo spazio che abitiamo è il riflesso della nostra imperfezione e della sua straordinaria unicità. Abitare significa lasciare tracce - diceva Walter Benjamin. Partendo da questo concetto, abbiamo invitato i progettisti a raccontarci il loro modo di rendere uno spazio vivo e abitato, in grado esso stesso di narrarci la storia di chi lo occupa. La “Stanza tutta per sé” diventa ancora di più uno spazio dove immaginare di mettere in scena ciò che da sempre regola la relazione tra l’uomo e il suo ambiente. Un rapporto che non è affatto lineare, ma complesso e tortuoso come l’animo umano e infinitamente variabile come la natura delle cose”. Domitilla Dardi