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IL PAESAGGIO E LA SOSTITUZIONE EDILIZIA
Un piccolo progetto residenziale nel paesaggio Veneto della prima periferia di Treviso. Un esempio di sostituzione edilizia, dove la diffusissima casetta anni 60', costruita su di un piccolo lotto con tecnologie costruttive povere e con le falde che non si incontrano, rappresenta la normalità, al punto da essere diventata “norma” all'interno di leggi e regolamenti. Quasi impossibile ed antieconomico il suo recupero, in particolare normativo: invarianza idraulica, adeguamento sismico, adeguamento impiantistico, energetico ed acustico. Quale soluzione più efficace ed efficiente della demolizione e ricostruzione con un organismo edilizio in telaio di legno performante.
LA TIPOLOGIA DIVENTATA NORMA
Quella che sembra una scelta semplice e ovvia, incontra subito un problema, “la tipologia diventata norma”. Per rispettare le distanze dai confini serve mantenere il sedime della casa esistente, per rispettare le distanze tra pareti finestrate serve mantenere l'altezza dei muri esistenti, per coprire il tutto si deve garantire una copertura a falde con un'inclinazione del 40% (circa 22°), praticamente un planivolumetrico già assegnato. La domanda a questo punto è chiara, quale progetto, per quale paesaggio possibile, nell'ottica di un progresso di sostituzioni edilizie che presumibilmente nei prossimi anni diventeranno un modus operandi consolidato? Un modus operandi che di fatto non riuscirà ad incidere nella morfologia degli insediamenti a causa dell'elevata frammentarietà della proprietà immobiliare.
ROMPERE LO SCHEMA
Serviva qualcosa che nonostante i vincoli anche economici, fosse in grado rompere lo schema tipologico muro più tetto a falde, qualcosa in grado di togliere spigolosità ad edifici che per discutibili costrizioni normative non possono beneficiare di rapporti geometrici degni di tale nome, come quelli delle tipologie rurali della campagna Veneta, le quali pur nella semplicità dello schema muro più falde, sono regolate da geometrie mai casuali. Togliere gli spigoli e compensare la mancanza di proporzioni con forme arrotondate, un'operazione semplice che si è dimostrata fin da subito efficace. Serviva rompere anche con l'uso dei materiali, il muro in mattoni intonacato comunque non ci sarebbe stato, un involucro efficiente ormai non lo permette quasi più, per questo un guscio in alluminio ventilato era quanto di più semplice ed anche economico. Per costruire un edificio passivo serve poi lavorare con il suo orientamento ma anche per questo la conformazione del lotto non lo consentiva, con l'aggravante che la quantità delle forometrie consentita nei prospetti con ridotte distanze dai confini, erano estremamente limitate. Un fronte sulla strada piuttosto rumorosa ed un fronte su un piccolo giardino, erano elementi sufficienti per pensare ad una configurazione passante su entrambi i piani. Configurazione protetta sul lato strada da un un nuovo volume, unico realizzabile in grado di attenuare il rumore e per questo con la vocazione di ospitare un vano scale che non interferisse con l'esiguità degli spazi interni. Anche se l'orientamento non era ottimale, questo nuovo volume, opportunamente trattato è in grado di funzionare come una serra solare, migliorando di molto i parametri che ci consentono di avvicinarsi ai consumi “quasi zero”. Alcuni accorgimenti sul controllo dell'irraggiamento e ombreggiamento ed il gioco era fatto.
UNA PICCOLA ARCHITETTURA DI BUON SENSO
Una piccola architettura che opportunamente spiegata e correttamente letta, diventa una sorta di manuale del buon senso progettuale. Insignificante da un punto di vista dimensionale, come lo sono state molte costruzioni presenti sul territorio nei decenni passati ma che proprio per questo si sono trasformate in una grave disattenzione del pianificatore, ritrovandosi poi con un paesaggio semi urbano costituito da chilometri e chilometri di costruzioni anonime, senza che mai sia stato messo in discussione questo modus operanti. Per la fine del 2017 questo piccolo edificio sarà finito ma la sua forma ed anche sostanza fa già discutere, è già rottura di schemi e pregiudizi, è stato come introdurre un virus nel paesaggio dormiente, non è la prima volta che tentiamo questa operazione, non sarà l'ultima.