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Dalle analisi effettuate emerge lo stato allarmante e precario in cui versa il complesso monumentale di Santa Maria della Luce e, più in generale, dell’intorno in cui sorge l’antico rudere. Come si evince dallo studio che è stato svolto, le connessioni con il resto della città sono quasi assenti, delegate a tracciati sterrati privi di impianti previsti dalle normative urbanistiche vigenti. Tale stato delinea inevitabilmente il risultato di un fallimento complessivo della gestione del territorio basato su modelli urbanistici e di protezione del patrimonio architettonico inadeguati, lontani dagli ideali urbanistici, architettonici e spirituali dei fondatori che volevano fare di Palma di Montechiaro la “Nuova Città Santa”; ideali che avevano come culmine il Monte Calvario (come una sorta di redenzione) attraverso il percorso della Via Crucis che ripercorreva per la città i luoghi ed i fatti salienti della vita di Gesù Cristo. È necessario, oggi, un approccio diverso alle tematiche sia del restauro dei monumenti sia del luogo nel quale insistono, che passano attraverso l’individuazione delle potenzialità di un luogo e dei soggetti a cui la fruizione futura del bene è diretta, in grado cioè di generare opportunità per la comunità. Un patrimonio in cui la localizzazione, il valore storico e sociale sono di grande importanza strategica sia per lo sviluppo del quartiere periferico nel quale insiste sia per il rilancio della città. Obiettivo programmatico risulta, quindi, quello di strutturare e mettere insieme tutte le indagini effettuate e giungere a nuovi sistemi di fruizioni e di utilizzazione degli ambienti interni ed esterni del complesso monumentale, degni della sua storia e del ruolo che ha ricoperto in passato per la città. Un uso concreto, infatti, assicura una regolare ed efficace manutenzione che di volta in volta garantisce una più sicura conservazione. Un uso, inoltre, compatibile con le strutture esistenti nello stato attuale in cui si trovano, in grado di valorizzare la storicità dell’edificio. «La conservazione dei monumenti è sempre favorita dalla loro utilizzazione in funzioni utili alla società: una tale destinazione è augurabile ma non deve alterare la distribuzione e l’aspetto dell’edificio. Gli adattamenti pretesi dall’evoluzione degli usi e dei costumi devono dunque essere contenuti entro questi limiti». Tutti gli interventi programmati, consolidamenti, aggiunte, asportazioni di materia, impianti devono concorrere all’obiettivo primario da perseguire nella pura conservazione del complesso monumentale. «I lavori di adattamento dovranno essere limitati al minimo, conservando scrupolosamente le forme esterne ed evitando sensibili alterazioni all’individualità tipologica, all’organismo costruttivo ed alla sequenza dei percorsi interni».