查看完整案例
收藏
下载
附件
翻译
Ten thousand kilometers is approximately the distance between Turin and Tokyo. Ten thousand kilometers is also the distance existing between the shell of an anonymous villa designed by an ordinary technician for the umpteenth parcelling plan in the countryside area and an interior project which remind to Japanese atmospheres. Open spaces, split levels, wooden finishes and use of filtered light are the main elements characterizing this project. Clients have taken over the building from a judicial auction. Something has not worked in the right way during the process, or maybe something actually has worked better in this case. Unfinished state of construction and not still built internal walls let see the possibilities to improve the quality of the house: three different levels, exposed wooden roof, white walls and wheat fields visible through the windows on the west side. A limited number of partition is used to give the sensation of a wider space, organized in different levels, while, on the other hand, several transparencies (that can be shielded if necessary) have been realized to increase the depth of space, providing always different points of view. A bamboo carpet completely covers the floor, making the feeling of a flowing space stronger. That carpet becomes volume in two service blocks: the first one in the middle of the living room and the other one between the two main bedrooms. These two blocks play an active role in the use of space thanks to their duality: inside as bathroom or storage, and outside as equipped wall for the living room, study space, shelter where children can play.
CREDITS Architects: Marco Giai Via, Silvia Minutolo Design team: Marco Giai Via, Silvia Minutolo, Alberto Perino Main Contractor: I.C.P. s.r.l. Photo: Alessio Gioana
[IT] Diecimila km sono all’incirca la distanza tra Torino e Tokyo. La distanza tra il guscio di una casetta a schiera di provincia, disegnata dal geometra X per l’impresa Y per l’ennesimo svillettamento ex novo nella campagna canavesana e un interno caratterizzato dall’assenza di pareti, da piani sfalsati, dal calore del legno e dalla grande quantità di luce filtrante, atmosfera densa di rimandi nipponici. I committenti rilevano l’edificio da un’asta fallimentare. Qualcosa non ha funzionato, o forse, come spesso accade con gli “intoppi”, qualcosa ha funzionato meglio: l’interno lasciato al grezzo e le partizioni non ancora costruite lasciano percepire le potenzialità proprie dello spazio disposto su due livelli, il tetto in legno a vista, le pareti bianche, il verde dei campi di grano oltre le finestre a sud ovest. Partizioni essenziali e tagli di profondità percepibili attraverso trasparenze, da schermare solo all’occorrenza, donano unitarietà agli ambienti distribuiti su livelli differenti e consentono punti di vista sempre mutevoli. Un tappeto di bambù si stende come un velo sull’intera superficie interna, rafforzando la percezione di spazio fluido e assumendo consistenza volumetrica in corrispondenza dei due blocchi funzionali che emergono rispettivamente al centro della zona giorno e nella zona notte. Elementi questi che svolgono un ruolo attivo nella fruizione dello spazio grazie alla loro duplice valenza: all’interno bagno o deposito e all’esterno mobile TV, angolo lettura, “rifugio” dei bambini.