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INTRODUZIONE La progettazione architettonica, specialmente quando essa ha luogo all’interno di concorsi di idee che trattano argomenti di forte interesse pubblico, ha sempre l’obiettivo finale di rappresentare un tassello della società nella quale viviamo. Il fascino che, da subito, ha suscitato questo concorso è stato assoluto, sia per l'oggetto del concorso sia per la location del progetto. L'elemento architettonico "scala" da sempre, ha rivestito un'importanza fondamentale nella spazialità dell'architettura pubblica regalandoci progetti di indiscussa bellezza. Una delle prime operazioni dell'architettura di ogni tempo è stata quella di fornire all’uomo un “piano di vita” orizzontale; ma la necessità di isolarsi dal terreno ha portato alla contemporanea nascita della scala. La sua forma varia in funzione dello spazio e lo può caratterizzare fortemente. E’ una “promenade architecturale”, come la definiva Le Corbusier, che non solo serve a farci spostare di quota, ma ci consente di vedere gli spazi da altezze diverse mentre la percorriamo, assumendo la connotazione di oggetto architettonico. Basti pensare, ad esempio, alla Scalinata di Trinità dei Monti progettata nel 700 dall'architetto romano De Sanctis diventata una delle icone dell'architettura italiana nel mondo. L'oggetto scala fin qui descritto, nella sua complessità ed importanza, calato nel contesto del centro storico napoletano, che ha pochi pari al mondo per ricchezza, fascino e per i forti contrasti dati dalla da più di duemila anni di storia, fanno di questo concorso di progettazione un invito ad effettuare un intervento che ben si congiunga in questo puzzle culturale e architettonico.
GENESI DELL’IDEA PROGETTUALE Il progetto proposto, non è stato di facile elaborazione, nonostante la dimensione molto piccola dell'intervento. La questione era capire come materializzare un elemento che potesse essere lo specchio di ciò che lo circonda, un'architettura con una coerenza scenica ed ambientale con il contesto, che rappresenti questo viaggio trasversale che attraversa Via Benedetto Croce e allo stesso tempo manifesto di un intervento contemporaneo nella forma e nelle soluzioni. Il primo approccio è stato quello di ricerca storica. Lo studio delle testimonianze inconografiche, ed in particolare delle Piante di Napoli di Lafrery (1566) e del van Stinemolen (1582), non ci ha portato a grandi risultati. Non possono consentire alcuna ipotesi sullo stato del campanile, in quanto riportano due situazioni costruttive della torre tanto diverse, da ingenerare fondati dubbi sulla fedeltà dell'una o dell'altra, all'oggetto rappresentato. Separato dal corpo della basilica, in conformità ad una tradizione architettonica altomedievale italaiana, a sinistra guardando il grande edificio sacro, e proprio sullo spigolo della murazione monasteriale, si erge il campanile di Santa Chiara, simile per aspetto complessivo ad una torre di difesa. Dell'originario campanile trecentesco resterebbero il basamento in grossi blocchi di piperno, marmo e travertino del Tifata, probabilmente in massima parte di spoglio. Al di sotto della fascia marcapiano tra la seconda e la terza cella, è collocata una trabeazione marmorea articolata in triglifi e metope con bassorilievi raffiguranti le due braccia incrociate, embelema dell'ordine francescano. Lo spunto definitivo per il concept ci è stato comunque dato dall'interazione con questa parte di città. Infatti, passeggiando per le strade del centro, fra cui Via Benedetto Croce, Via San Domenico Maggiore, San Gregorio Armeno abbiamo individuato una base su cui iniziare a definire la nostra idea. In questo modo, l'intervento riflette la città in cui si trova e non è un elemento architettonico decontestualizzato e calato dall'alto. Come già anticipato, è' innegabile il fascino che trasmette il centro storico napoletano, che conserva in maniera fiera e orgogliosa le sue radici chiudendosi alla globalizzazione degli stili architettonici più in voga nelle altre capitali europee. Questo fattore è stato ritenuto dal gruppo di progettazione una ricchezza da sfruttare e non un punto debole, riuscire a leggere la città fino alle sue radici con elementi come colonne romane, resti di opus reticulatum, pezzi di teatri che si innestano in edifici moderni. La convivenza tra i cittadini e questo patrimonio è dettata da un'apparente e sorprendete normalità. Quest'incursione nella storia, ci ha portato ad appuntare un'altro elemento molto importante, ovvero quello dei simboli o più semplicemente della ripetizione continua di date figure geometriche, come il rombo, gli archi a sesto acuto o anche determinati materiali. Tali elementi, ormai da sempre presenti nella memoria figurativa dei napoletani, possono essere motivo di collegamento tra il nuovo (il progetto proposto) e il vecchio (la preesistenza). Inoltre, non volendo entrare in altri campi scientifici che non sono di nostra competenza sappiamo quanto Napoli e il suo centro storico siano stati accostati al simbolismo attraverso la facciata della Chiesa del Gesù nuovo o la Cappella di San Severo. Il rombo, lo possiamo ritrovare sul bugnato della chiesa del Gesù Nuovo, sulla sua porta d'ingresso, attraverso l'orditura delle pietre in basalto lungo via Benedetto Croce, sull'opus reticulatum, sui rivestimenti in calce più moderni o come motivo decorativo delle grate in ferro. Inoltre, come già accennato, è un omaggio a sua volta anche all'intreccio delle braccia, simbolo dell'ordine francescano. L'arco ogivale lo ritroviamo con insistenza sulle facciate della Basilica di Santa Chiara e come elemento del portale di accesso del complesso monastico. L'idea del progetto a questo punto prende decisamente corpo grazie all'individuazione del concept, cioè INNESTI/SIMBOLI. Un concept utilizzato con coerenza che possa quindi restituire un'architettura quanto più appartenente al luogo. Determinato il concept di riferimento per il progetto, a questo punto, la cosa importante è l'approccio tecnico determinato da normative che ci aiutano a definire accessibilità e vincoli. In questo modo, è possibile la definizione corretta e proporzionata di spazi e volumi da inserire. Dal sopralluogo effettuato ci è parso evidente che salvaguardare l'integrità strutturale e figurativa del campanile fosse la cosa più importante. Si è deciso, quindi, di non addossare nessuna struttura al campanile stesso, ma partire con il monto della scala dal piano di giardino posto a +1.75 m rispetto alla quota strada, sviluppando completamente il progetto sull'area appena descritta, per poi collegare, come vedremo dopo, attraverso un leggero ma scenografico passaggio pedonale, l'area a +1,75m con l'accesso del campanile posto a +5.00 m. Definito il dislivello, si è giunti alla conclusione che rispettando il rapporto 2a+p di 62/64 cm abbiamo una rampa composta da 20 alzate di 16.25 cm con pedata da 30 cm. Come sappiamo, la normativa in materia prevede che le rampe non siano composte da più di quindici gradini. Questo vincolo tecnico ci ha permesso di realizzare una scala, con una larghezza minima di 1.20 m, costituita da due volumi distinti, una rampa da 5 alzate e l'altra da 15, che innestandosi tra loro a 90° con un pianerottolo di riposo tra le due, permettono all'elemento progettato di inserirsi tra gli alberi preesistenti senza sconvolgere lo stato di fatto. Tale architettura, infatti, ha la volontà di essere un'appendice del Campanile di Santa Chiara, attraverso una sua precisa e riconoscibile identità architettonica. Per questo, si è deciso di partire da un lavoro di modellazione che parte dal campanile stesso. Il primo volume, caratterizzato dalla rampa di quindici alzate, è concepito, come un elemento "sottratto" dal campanile e in seguito modellato e lavorato. Esso è rivestito con le stesso materiale, cioè in travertino del Tifata e riporta in alcuni punti le stesse connotazioni geometriche, con angoli di rastremazione delle superfici del tutto simili al campanile. In questo primo volume descritto, trova collocazione la rampa di 15 alzate e al di sotto della rampa, un piccolo ufficio biglietteria/infopoint a servizio dei visitatori. Quello che a nostro avviso è importante è il lavoro fatto sul "vuoto" e sulla modellazione volta alla sottrazione di materia. Ad esempio, il volume della biglietteria risulta "scavato" attraverso una visibile e netta incisione nell'elemento in pietra; la rampa, anch'essa risulta sottratta nello stesso volume lasciando quindi ben visibili i parapetti in pietra. La modellazione della pietra, ci ricollega direttamente alla cultura italiana ma soprattutto partenopea che della lavorazione del tufo, del piperno e altri materiali lapidei ne ha fatto un proprio manifesto architettonico. Ritornando ai parapetti in travertino del tifata, essi internamente alla rampa, sono rivestiti da un motivo a rombo realizzato su rivestimenti in acciaio corten, materiale che vuole definire la contemporaneità dell'intervento. Il rombo, figura di sintesi per tutti i simboli prima annoverati nella descrizione dell'individuazione del concept. La rampa, in bianco di Trani, si stacca perimetralmente di 5 cm dal contenitore in marmo del Tifata, in modo tale da diventare elemento di collegamento con il pianerottolo e la rampa da 5 alzate che porta a quota +1,75 m. La differenza sia di materiale che di linguaggio volumetrico tra le due rampe, ci permette di rendere più leggera l'architettura inserita e dialogare a sua volta con la sistemazione a verde e delle nuove panchine, pensate come zona di attesa per i visitatori della torre, ovvero, come area di relax fra gli alberi preesistenti. L'innesto leggero, è evidenziato, dall'idea di "staccarsi" di circa 10 cm dal suolo attraverso una retro/illuminazione che farà sembrare i volumi impalpabili ma allo stesso tempo contemporanei. In realtà, punto importante del progetto, crediamo sia il passaggio pedonale tra la scala e la pusterla di accesso. Come già accennato prima, l'idea è quella di creare un collegamento elegante, esile, quasi invisibile. Qualcosa che non gravi strutturalmente sul campanile, in modo da preservarlo nel tempo. A questo punto, ci ritornano in mente i simboli di Napoli e pensiamo che proprio la facciata della Basilica di Santa Chiara e il suo portale di accesso, ci forniscono la risposta che cercavamo. Prendiamo a riferimento l'arco ogivale, o meglio, mezzo arco ogivale che ha il suo piano d'imposta a quota +0,00, quindi a quota strada, e la sua chiave di arco invece corrisponde con la fine della passerella pedonale a quota +5,05 m; quello che si viene a generare è una mensola a sbalzo dal volume lapideo in marmo del Tifata, che scarica su un mezzo arco ogivale completamente indipendente dalla struttura del campanile. Sia l'arco che la passerella sono in acciaio cor-ten strutturale, materiale che ritorna anche per la porta di accesso del campanile, che si inserisce nella pusterla, con motivi in prospetto che riprendono la tessitura muraria del campanile; tali motivi, inoltre, vengono evidenziati grazie ad estrusioni differenti della tessitura in cor-ten sul prospetto stesso. L'adozione di questo sistema architettonico/strutturale per il passaggio pedonale, a nostro avviso così leggero ed elegante, permette inoltre di non mascherare l'asse visivo da Via Santa Chiara verso la Basilica. Proprio per tale motivo, si è scelto di utilizzare per i parapetti a quota + 5.05 il vetro.
PROGETTO STRUTTURALE
Il progetto strutturale, rappresenta un'altro punto molto importante del progetto. La struttura, è stata pensata completamente a secco, indipendente dalla preesistenza e rimovibile. Essa è in acciaio, quindi facilmente lavorabile, e successivamente rivestita nei materiali fin qui descritti. Le due rampe, che da quota +1,75m portano a quota +5.00 m, sono costituite da un telaio in acciaio con profili IPE 160 che scaricano su fondazioni gettate in opera. Dalla quota +5,00 aggetta la passerella pedonale, anch'essa in acciaio strutturale, che in prossimità della pusterla di accesso e indipendente dalla struttura del campanile poggia sulla chiave di arco del mezzo arco ogivale in acciaio, il cui piano d'imposta è costituito da un plinto gettato in opera posizionato a quota -0,60 m. Come detto, il progetto strutturale lo riteniamo di primaria importanza, infatti, creare un elemento che sia completamente indipendente dal campanile preservandone l'integrità negli anni è un aspetto di primo rilievo. Inoltre, ciò permetterebbe di non incappare nella verifica strutturale sul campanile esistente, accorciando notevolmente i tempi di realizzazione della struttura stessa.
QUALITA’ DELLE SOLUZIONI ATTINENTI LE TECNICHE DELLA BIOARCHITETTURA, DEL RISPARMIO ENERGETICO E TECNOLOGIE SMART
Realizzare una scala di acceso ecosostenibile dal punto di vista del progetto architettonico, è cosa abbastanza ardua, non configurandosi a pieno come un organismo architettonico. Realizzare un'architettura removibile utilizzando una tecnica di montaggio a secco, è di per se sostenibile. Infatti, la struttura portante è completamente in acciaio quindi riciclata e riciclabile nella sua completezza ed inoltre alcuni materiali di rivestimento, come il travertino del Tifata, essendo di origine campana porta al minimo le emissioni di CO2 derivante dal trasporto in cantiere del materiale. L'utilizzo di pietra come rivestimento, giova anche all'idea di collocare un infopoint/biglietteria al di sotto della seconda rampa di collegamento, garantendo un miglior isolamento termico all'interno dell'ambiente che sarà connotato di tutti gli accorgimenti tecnici necessari a salvaguardare il benessere termoigrometrico del lavoratore. L'area sarà dotata di totem smart&touch che permetterà ai turisti di interagire con la storia del complesso e della torre campanaria. Tale totem servirà anche come punto in hotspot di accesso wi-fi.
6. RAPPORTO OBBIETTIVI DEL BANDO CON PROGETTO PROPOSTO
All'interno del bando di concorso sono fissati, in maniera precisa, gli obiettivi strategici da raggiungere attraverso il progetto proposto. Li ricordiamo qui di seguito:
1- compatibilità con i valori scenici, architettonici e ambientale dell'area attraverso la realizzazione di una scala di accesso alla torre. 2- favorire l'insediamento di una pluralità di funzioni diverse, idonee a promuovere l'integrazione, la coesione e la qualità sociale. 3- impiegare tecnologie e materiali compatibili e/o locali e/o innovativi. Essi hanno delineato la strada da seguire per tutto il nostro iter di realizzazione della proposta, dal concept alla rappresentazione del progetto stesso. Di seguito, schematicamente offriamo una risposta, punto per punto, di come l'intervento sia da considerare coerente con gli obiettivi di gara.
1- L'idea alla base del progetto e cioè innesti/simboli, nasce da una profondo legame storico e ambientale del sito. L'analisi storico/architettonica ci ha permesso di individuare elementi di spiccata importanza del linguaggio tardomedievale come i materiali da utilizzare (travertino del Tifata) e l'identificazione dei simboli che abbiamo ripreso in chiave contemporanea. La volontà principale è stata quella di restituire un'idea che fosse lo specchio del luogo in cui si va ad inserire il progetto, un'idea che si innesta con fare elegante e senza cercare mai il confronto con quello che c'è intorno, ma si nutre degli elementi caratterizzanti e ne fa architettura reinterpretandola con i materiali e le teconologie oggi disponibili.
2- Inserire altre funzioni all'interno dell'area, ci permette di non pensare più a quest'area rientrante nel complesso monastico di S. Chiara come un'area di servizio, ma come un'area potenzialmente indipendente dal resto. La possibilità di acquistare il biglietto o prendere informazioni attraverso totem touch&smart e sfruttare il nuovo arredo urbano non solo come area di attesa per la visita al campanile, ma anche come spazio ricreativo per la città migliora sensibilmente la qualità sociale e l'integrazione fra le persone stesse del luogo che vivono abitualmente questi spazi.
3- Come già definito nel paragrafo 5., l'intervento è completamente pensato in acciaio e acciaio cor-ten, materiali completamente riciclati e riciclabili. Inoltre, per il rivestimento della struttura, sono stati individuati in gran parte materiali di origine campana che abbattono l'emissione di CO2 per il trasporto in sito dei rivestimenti stessi.
Year 2015
Main structure Steel
Client Comune di Napoli
Cost 50.000 €
Status Competition works
Type Parks, Public Gardens / Urban Furniture / Churches