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La narrazione, che prescinde dalla cronologia per seguire suggestioni, angoli di città, momenti di vita quotidiana, nel display si traduce con un gesto, l'apertura di una finestra che si apre sul Parco circostante, sulle fotografie del maestro e sulle persone.
Il paesaggio multi-stratificato inquadrato dalle aperture del Casale antico di Santa Maria Nova, invade le sale espositive sotto forma di colore, quello dei nuovi fondali che definiscono gli spazi delle cinque sale di mostra. Su questo tessuto si declina il frame, che ospita le opere fotografiche del maestro senza sovrapporvisi, le inquadra nelle nicchie, le lascia fluttuare in una mise en scene che si moltiplica negli specchi creando un piano sequenza senza fine, le sospende su elementi autoportanti che ne facilitano la fruizione intima, diretta, empatica. Allo stesso modo con elementi mobili l'allestimento mette in mostra il paesaggio circostante, inquadrandolo ed integrandolo alle memorie del fotografo sulla città. Lo scorcio sul paesaggio diventa così nuova memoria.
I materiali scelti sono grezzi, le pareti non sono lette come fondali piatti ma come scenari su cui impaginare gli scatti di Berengo Gardin. Da una spazialità inizialmente “controllata” al primo piano, si passa al mezzanino in cui si opera un vero e proprio sfondamento della sala: le pareti perimetrali specchiate moltiplicano all'infinito le fotografie sospese al centro della stanza, aprendosi in corrispondenza delle finestre per integrare il paesaggio circostante al racconto in bianco e nero del fotografo. Al secondo piano si ritrova un'atmosfera intima. I frame con le fotografie sono supportati da leggii reclinati e lasciano al visitatore la possibilità di dialogare con tutta la serie esposta come con la singola immagine, ad empatizzare con la luce e con le stratificazioni materiche delle mura del Casale, ad affacciarsi nuovamente fuori, traguardando la cornice verso l'esterno, in una prospettiva infinita.
GIANNI BERENGO GARDIN. ROMA Roma, Casale di Santa Maria Nova 29 settembre 2019 – 12 gennaio 2020
mostra a cura di Giuliano Sergio
promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia, Belle Arti, Paesaggio – Parco Archeologico dell’Appia Antica
organizzata da Electa in collaborazione con Fondazione Forma per la Fotografia
allestimento a cura di COR arquitectos con Flavia Chiavaroli