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Il progetto vuole ottenere con una leggerezza naturale e mai invasiva: lo schema del ponte é per questo volutamente semplice, quasi neutro, e sfugge da sofismi strutturali. Le sue linee sono ispirate dalla natura - una libellula, un insetto d’acqua - e dall’immaginario tecnico di uno scalmo, di uno scafo da canottaggio, di una lancia fluviale, anche la qualità tecnica dei ponti di ferro d’inizio secolo è stata di grande ispirazione. Così in pianta, l’impalcato superiore suggerisce la tolda di una barca, il cui profilo variabile crea al centro uno spazio accogliente, un luogo di sosta, di osservazione e meditazione, che invita a quell’uso lento che ci si è posti come tema principale. Grazie all’uso dell’acciaio, le sezioni sono snelle; le balaustre, leggere e trasparenti, minimizzano l’impatto del ponte che sembra così composto quasi solo da struttura e impalcato. Strutturalmente, si tratta di una trave a sezione trapezoidale variabile su 2 appoggi, cui sono fissate con passo regolare le costolature di sostegno dell’impalcato. Longitudinalmente la trave ha una pendenza massima del 8%, sollevata a 2,5 mt dal livello delle sponde, staccando così l’elemento funzionale dal manufatto monumentale del Naviglio. Quattro puntoni convergenti in tre punti ognuno, mai verticali, costituiscono gli attacchi al suolo perfettamente controventati. Due scale metalliche a rampa unica sui lati contrapposti e due piattaforme elevatrici aperte permettono a tutti una fruizione piena e indipendente e completano lo schema.
L’illuminazione è architettonica, e integra i livelli di luminosità pubblica presenti: luce lineare per evidenziare in modo uniforme il disegno strutturale, radente per sottolineare il percorso pedonale, a incasso a pavimento per una luce d’accento; i sistemi adottati, tutti a LED programmabili, minimizzano i consumi e la manutenzione. A terra, le pavimentazioni delle piattaforme pedonali (in granito di Montorfano e porfido della Valcamonica) e delle piastre di ancoraggio (in calcestruzzo con inerti a vista, come a rappresentare il plinto di appoggio del ponte stesso) creano un sistema nuovo che è anche occasione per ripensare il livello della strada in modo più ampio: integrando le fermate dei mezzi pubblici, occupando parte della carreggiata fino a una corretta distanza dai binari del tram e creando così aree protette dal traffico automobilistico, come piccole oasi pedonali. Un oggetto completo, ripetibile e adattabile non solo ai due casi specifici dell’intervento ma anche ad altre intersezioni future: l’idea è quella di un sistema flessibile, in grado di inserirsi in diversi contesti e storicizzarsi.