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Consacrato da poco come il ‘Polo della Memoria’, in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in Scienze per la pace a Liliana Segre, il nuovo edificio dell’Università di Pisa firmato Heliopolis 21, di cui è socio fondatore il curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Architettura di Venezia Alessandro Melis, “guarda al futuro, all’eccellenza nell’architettura e alla tutela dell’ambiente”, secondo le parole pronunciate dalla Senatrice a vita.
La realizzazione, inaugurata e battezzata significativamente ‘San Rossore 1938’ - il 5 settembre del 1938, nella tenuta di San Rossore a Pisa, il re Vittorio Emanuele III appose la firma al primo provvedimento in ‘difesa della razza’ - pochi giorni prima del lockdown e poi chiusa, è stata riaperta proprio per la cerimonia
Situato nel centro storico di Pisa, incastonato tra le mura duecentesche e la Torre pendente, il nuovo polo didattico dell’Università di Pisa (3.000mq, 13.000 mc, 11 aule, 4 laboratori, 1.300 posti e un teatro da 200 posti) sarà dedicato all’Area Umanistica e a quella Biologica. “Ospita – per riprendere le parole di L. Segre - il dipartimento di civiltà e forme del sapere, nome che indica il legame tra il livello di civiltà e le strutture di studio, istruzione e insegnamento, le uniche vere barriere alla ricomparsa, oggi come in passato, delle più pericolose manifestazioni di ignoranza, intolleranza, indifferenza che espongono la nostra civiltà e la nostra società ai peggiori rischi”.
Anche progettualmente, con il nuovo edificio, particolarmente innovativo dal punto di vista energetico, Heliopolis 21 – che è anche responsabile del progetto di allestimento generale all’insegna del riuso, del riciclo e della resilienza del Padiglione Italia - ha voluto rispondere ad alcune questioni sociali cruciali che integrano i temi sollevati da Liliana Segre, realizzando un’architettura pubblica, la più recente e innovativa struttura dell’Università di Pisa, in grado di contribuire alla salvaguardia ambientale e alla giustizia sociale, al benessere degli studenti, all’innovazione tecnologica e al comfort urbano.
Il progetto ha affrontato temi salienti quali il diritto alla città, che si sostanzia in un’attenta opera di bonifica di un terreno inquinato che per decenni aveva ospitato un’azienda farmaceutica, e in un progetto che prevede un polo aperto alla città – fin dentro, al ‘Giardino della Memoria’ - senza filtri né barriere architettoniche. L’edificio è stato immaginato come un luogo in cui possano essere celebrati in libertà i valori della giustizia e della memoria, dotato di spazi flessibili nelle possibilità di utilizzo e nel concorso alla formazione di spiriti analitici, critici e liberi, fornendo il polo di infrastrutture e dotazioni d’avanguardia. Heliopolis 21 ha inteso anche dare risposta alla richiesta di resilienza urbana e comunitaria, nella rigenerazione di un luogo – dalle bonifiche agli interventi all’esterno - che per di più è un ‘caso studio’ di edificio pubblico a emissioni quasi zero.
“Durante il progetto – affermano gli Heliopolis 21 - ci siamo domandati più volte che aspetto dovrebbe avere un edificio che trasmetta il senso della storia dell’ateneo pisano e della città di Pisa, e che trasmetta un senso di sicurezza rispetto a un ambiente che sarà sottoposto a condizioni climatiche estreme adesso sconosciute”.
Una ricerca applicata che nel programma progettuale ha fatto della eliminazione di elementi superflui per ottenere risparmio di materiali e contenere l’energia la chiave dell’inserimento nel cuore della città di un polo suddiviso in 4 volumi di altezze e funzioni differenti che richiamassero l’architettura storica pisana e le sue vicine mura medievali: proporzioni, allineamenti, impronte, ritmo delle aperture richiamano in tutto il contesto.
Un esercizio di continuità, in chiave moderna, nato anche dalla collaborazione ad hoc tra Heliopolis 21 e l’architetto svizzero Roger Diener.
Il rigore formale e il minimalismo espressivo del Polo sono la conseguenza di un’esigenza, un manifesto in forma di costruzione: “Di questo rigore etico – commenta Heliopolis 21 - non si può che ringraziare l’Università, che mai, in questi anni, ha voluto barattare un grammo di riduzione di CO2 in cambio di un facile consenso momentaneo”.
L’involucro autoportante in cemento armato a basso impatto energetico si somma ad altre attenzioni per le risorse naturali: l’apparato di recupero delle acque piovane per l’irrigazione del giardino di corte (di prossimo completamento), l’installazione di erogatori plastic-free d’acqua pubblica, e uno sperimentale sistema geotermico misto con 3 pozzi (160m sottosuolo) e 38 sonde (110m sottosuolo) che alimentano due pompe di calore separate, rendendo il Polo della Memoria San Rossore 1938 sostanzialmente autosufficiente. A ciò va aggiunto un sistema di illuminazione intelligente, la cui intensità è regolata in base alla luce naturale attraverso fotosensori e schermature solari domotiche. Tradotto in numeri, il Polo eviterà l’emissione di 89 tonnellate di CO2 all’anno.
L’Università di Pisa, abbracciando il progetto di Heliopolis 21 fatto di ricerca, innovazione, sostenibilità e contenuti valoriali, è divenuta essa stessa ‘agenzia della resilienza’: “le sfide da affrontare hanno richiesto una riflessione sia sulla pratica architettonica sia sulla ricerca – afferma Heliopolis 21. La sua realizzazione è un progetto esemplare di ricerca applicata, un modello trasferibile ad altri contesti”.