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i anni sessanta la Olivetti, in pieno sviluppo, aveva necessità di costruire un nuovo stabilimento fuori Ivrea, Venne così scelto il piccolo paese di Scarmagno a meno di 20 km da Ivrea e che aveva la disponibilità di un'area pianeggiante di un milione di metri quadrati, nella vasta pianura prospiciente il paese.L'urbanista Giovanni Astengo sottolineò la felice scelta del luogo, facilmente collegato a Torino e a Ivrea e il fatto che nei 15 comuni che si trovavano intorno a Scarmagno in quegli anni risiedevano circa venticinquemila abitanti. Il fatto che la nuova fabbrica avrebbe occupato almeno diecimila persone avrebbe comportato radicali modifiche nel sistema socio-economico locale, dando una notevole spinta allo sviluppo dell'area.Il progetto del nuovo complesso produttivo venne affidato nel 1962 a Marco Zanuso ed Eduardo Vittoria, autori di altre architetture per la Olivetti. Il primo progetto non venne realizzato, ma di esso venne conservata l'idea di un modulo realizzato con una struttura in acciaio.La prima ad essere realizzata fu una lunga struttura coperta, denominata Capannone-A, costruita tra il 1962 e il 1964 e progettata da Ottavio Cascio. Costruita in acciaio, era basata su moduli di 12 x 12 m.A questo punto Marco Zanuso, Eduardo Vittoria, Roberto Guiduccie e Antonio Migliasso realizzarono un nuovo progetto, tra il 1968 e il 1971, comprendente i fabbricati “B”, “C” e “D”. Venne anche qui adottata una soluzione modulare, sviluppata su una maglia di elementi rettangolari di 12x18 m. Sui pilastri come da progetto sono appoggiate le travi principali a forma di una Y rovesciata, che permettono l'appoggio di travi secondarie, a forma di V,[3] che formano la copertura, su cui sono disposti i lucernari che consentono alla luce naturale di entrare nella fabbrica.