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Casa LP accoglie la nuova vita privata e lavorativa di una donna che, dopo 25 anni di carriera nell’editoria, cinquantenne separata con figlio adolescente diventa coach e lavora prevalentemente da casa. Questo succede prima del lockdown.
Dice del suo lavoro: “aiuto le aziende a creare il futuro che vogliono contribuire a creare e gli esseri umani a creare le vite che vogliono vivere”. Attivatrice del potenziale creativo altrui, la padrona di casa utilizza tutto il potenziale della casa che oltre all’aspetto più intimo unisce anima conviviale e professionale. Un salotto con libreria e piante nasconde un videoproiettore e il telo da proiezione mentre l’isola della cucina si allunga all’occorrenza fino a congiungersi al tavolo della sala da pranzo, che da 330cm può diventare 600cm, accogliendo numerosi ospiti e sfumando i confini tra convivialità e lavoro. Un’armadiatura della sala da pranzo, che chiusa ripete la cornice in gesso del soffitto, nasconde l’ufficio di casa. I dodici metri lineari di parete tra cucina e zona pranzo sono interamente occupati da un’armadiatura bianca laccata opaca su cui sono state riportate le cornici originali del soffitto, “strappata” in due punti dove si mostra l’interno, laccato opaco lavagna, dello stesso materiale dell’isola e del tavolo da pranzo. A partire dalla cucina, l’armadiatura ospita una lavanderia-ripostiglio; dopo lo “strappo”, frigorifero-freezer-cantina vini e bicchieri; dopo lo “strappo” della sala da pranzo, appunto l’ufficio. Piani e cappa della cucina sono in acciaio inox. Tutto è stato disegnato e realizzato custom, attrezzato secondo i precisi desiderata della padrona di casa. Per esempio la parte bassa a cassettoni (con all’interno altri cassetti e divisioni interne) apribili con pushpull a piede, il lungo piano per avere a portata di mano gli elettrodomestici, la parete strappata libera nella zona pranzo per ospitare presto una foto di Ghirri. La libreria in ferro bianco è un mio must (nel loft in china town per esempio era a parete) qui declinato in versione autoportante. Gli arredi del living sono stati curati da Antenor de Almeida di Arcarreda, accostando modernariato, contemporaneo e custom con guizzo tutto suo. Scatto prezioso il tappeto berbero, le Dormitio, la poltroncina capitonè anni ’50 e il tavolino in marmo del Guatemala verde come le piante.
L’accoglienza si respira dall’ingresso, aperto sul living e sulla città (si scorge anche l’edificio Montedoria di Gio Ponti). L’impianto anni ’30 è stato adattato alle nuove esigenze: per far comunicare anche la cucina con il living, due muri del lungo corridoio sono stati abbattuti mantenendo però la porta dov’era, raddoppiata e trasformata in armadio d’ingresso. Gli interventi di demolizione sono stati sottolineati da due portali in ferro, in uno dei quali è nascosto il telo da proiezione, che separano anche la pavimentazione storica in legno dalla nuova gettata di rasante cementizio. Il corridoio è stato controsoffittato in tutta la lunghezza per la canalizzazione dell’aria ed è stato ripavimentato rimuovendo la pavimentazione non originale.
Le soglie in ferro sono state inserite anche nelle altre stanze che affacciano sul corridoio, trasformando una striscia in una zona che in corrispondenza delle camere e del bagno padronale diventa storage (scarpiera, armadio, ripostiglio…).
La camera del figlio ha due livelli. Il livello superiore ha come pavimento la grande rete 500x150cm dove si affollano gli amici a giocare, a dormire, a guardare le partite di calcio come all’interno dello stadio: tutte le pareti sono state scenografate come spalti di San Siro. Il livello inferiore è pure aereo: una struttura in tubolare di ferro bianco sostiene la rete di copertura, il letto, la scrivania e le mensole in lamiera di ferro bianco. Una seconda struttura in tubolare di ferro bianco, più sottile, è in parte rivestita in mdf laccato bianco per l’armadio guardaroba e nelle parti laterali è lasciata a vista con mensole in ferro e appendiabiti esterno.
La camera padronale è stata divisa in due: una zona letto e una cabina-armadio, con armadiatura continua che entra nel bagno padronale. Altro armadio a muro a doppia profondità sfrutta la nicchia della zona storage del corridoio. Il bagno padronale aveva già rubinetteria nuova e vasca: è stata creata una zona doccia e il mobile sotto i lavabi.
Progetto ristrutturazione e arredo custom
Elena Martucci
instagram > @elenamartucciarchitettura
Collaboratori Ivan Zazzali, Federica Wetzl, Lisa Pokorskaya
Foto Davide Galli > @davidegalliatelier