Visible Cellar(透明酒窖)

2017/10/25 00:00:00
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‘La cantina visibile’
Marco Marchetti
Riassunto
L’ idea di progetto per una ‘cantina visibile’ è rappresentata da un’immagine provocatoria e nel contempo, semplice e scontata: una bottiglia (bordolese) per il vino. Questo tipo di bottiglia, con la sua forma inconfondibile, è automaticamente legata all’uva, alla vigna, al vino.Perché scegliere un’immagine personalizzata, perché imporre il proprio pensiero su un intervento delicato, in un contesto molto caratterizzato, per violare con il proprio potere un ambiente connotato, che avrebbe bisogno di rispetto?Perché cercare forme anomale personalizzanti, come gusci animaleschi, o astronavi trasparenti, sacrari, templi?
Perché questa smania di esprimere ‘a tutti i costi’ i caratteri dell’architettura così detta contemporanea?
Rendere giustizia alla connotazione del territorio: una visione reale, immediata; la bottiglia del vino non può che far pensare alla vendemmia e al frutto del lavoro del vignaiolo, che dopo tanta fatica raccoglie il risultato del suo operato, che si concentra nell’atto di versare il vino dalla bottiglia inclinata, nel bicchiere, per verificare la propria capacità, la propria bravura nel vinificare.
Ecco perché la scelta di un simbolo semplice, dal significato immediato, senza orpelli, senza presunzione.
E’ forse un segnale più forte di tanti altri, usati per questo tema, perché inconfondibile, ben integrato nel territorio e nel paesaggio: in fondo è solo una grande bottiglia di vino!
Nel progetto vengono descritte sommariamente, le caratteristiche principali del manufatto come l’ascensore trasparente, la cantina interrata biodinamica, gli ambienti collettivi e tecnologici.
Questa proposta progettuale provocatoria,(per altro dalla realizzazione fattibile), non solo ha lo scopo di proporre una ‘nuova’ cantina e sottolineare l’importanza della realtà vitivinicola da conservare e valutare, ma vuole lanciare un messaggio ai nuovi professionisti del settore, paesaggisti, ingegneri, progettisti architettonici e conservatori che, nell’atto di progettare considerino la reale necessità di porre il sentimento e la mentalità dell’individuo all’origine delle idee progettuali.
Abstract.
The project idea for a‘visiblecellar’ isrepresented by a provocative image and at the same time,simple and obvious: a bottle (bordeauxkind) for the wine. Thistype of bottle, with itsunmistakableshape, isautomaticallylinked to grapes, the vineyard, the wine. Whychoosea custom image, why impose ourthoughts on a delicate operation, in a wellcharacterizedcontext, to violate with ourpower an environmentthatwouldneed to respect? Whytrypersonalizingabnormalforms, suchasanimalisticshells, or transparentspaceships, shrines, temples? Whythis urge to express persistentlycharacters so-calledcontemporaryarchitecture? To do justice to the connotation of the territory:give a real, immediate vision with abottle of winethat can onlysuggest the harvest and the fruit of the work of the winemaker, thatafter so mucheffortcollects the result of his work, whichisfocused in the act of pouringwine from the bottletilted, in the glass, to checktheirability, theirskills in wine-making. That’swhy the choice of a simplesymbol, with an immediate meaning, no frills, noconceit. It’sperhaps a strongersignalthanmanyothers, used to thistheme so unmistakable, wellintegratedintoterritory and landscape: itisonly a greatbottleof wine! In thisproject are describedbriefly, the mainfeatures of the building: a transparent elevator, the underground biodynamiccellar, collectiveand technologicalenvironments. This provocative projectproposal (itsrealizationisfeasible), hasnotonly the purpose of proposing a new cellar and emphasize the importance of wine to be preserved and actuallyevaluate, butwants to send a message to the new professionals, landscapearchitects, engineers, designers and architecturalconservatorsthat, in the act of designingconsider the realneed to put the feeling and the mentality of the individual source of design ideas.
Introduzione
Già dal titolo si percepisce il senso provocatorio dell’idea di progetto: la cantina solitamente, non è visibile a prima vista, dall’esterno: bisogna scendere, nella penombra, per vederla e visitarla.
La scelta progettuale che vado ad esporre, apparentemente infantile, banale, dal significato semiotico scontato, vuole puntare il dito sulla perdita del metodo di progettare con rispetto; non vengono considerati i sentimenti fondamentali degli uomini, i loro modelli di vita, l’ambiente in cui vivono, da buona parte di progettisti e professionisti del settore.
Infatti, siamo ancora lontani dal confrontare il progetto locale/territoriale con il progetto del paesaggio come luogo dell’abitare, già indicato dalla Convenzione Europea del Paesaggio, che riconosce lo stesso come componente essenziale del quadro di vita per le popolazioni e come fondamento delle loro identità. Ma che tipo di paesaggio viene offerto all’uomo? Che cosa viene proposto, anzi imposto, da professionisti senza scrupoli, noncuranti del mantenimento delle caratteristiche essenziali del territorio, in particolare per interventi relativi alle campagne, agli ambienti costieri, ai centri storici, alle periferie delle città?
Il territorio dell’Alta Maremma Toscana,dove vivo e lavoro, per molti aspetti ancora affascinante, integro e primitivo, con profonde tradizioni culturali, sociali e enogastronomiche, ricco di testimonianze preistoriche e storiche ma non per questo fragile e vulnerabile, mi aiuta a comprendere la necessità di adottare interventi filtrati, indolori, integrati con rispetto, da applicare eticamente in qualsiasi situazione paesaggistica e territoriale, per non trovarsi più di fronte a fenomeni come la cosiddetta ‘architettura agri-turistica’, che modifica con falsità i connotati storici, architettonici e sociali degli immobili agricoli, per piegarli ad una logica modaiola di falsi attributi, esterni ed interni, come la faccia a vista in pietra, a tutti i costi (spesso neppure in pietra locale). Porto ad esempio un caso semplice ma significativo, che riguarda un immobile prospicente il Lago dell’Accesa, nelle vicinanze di Massa Marittima in provincia di Grosseto,( piccolo lago primordiale originato da una sorgente, in un contesto storico,  paesaggistico ed ecologico, veramente unico), chiamato ‘La Tabaccaia’, dove si essiccavano nel ‘700 e ‘800, le foglie di tabacco, (coltura agevolata dall’ambiente umido e lacustre), costruito come tutti gli edifici atti a questo scopo, scrupolosamente in mattoni, ed oggi ristrutturato come agriturismo, con pietra a faccia a vista, falsando così il significato edilizio storico e facendo perdere definitivamente la memoria del patrimonio abitativo sociale. Un altro esempio in più ampia scala è rappresentato dai vari outlet, centri commerciali edificati lungo le principali arterie autostradali del territorio nazionale, rappresentati come falsi borghi italiani, alla stregua di scenografie cinematografiche, che di significato edilizio storico italiano non hanno niente.
Un altro caso è proprio quello legato alla progettazione nell’ambito vitivinicolo, purtroppo costellato di esempi ridondanti noti a tutti, trattandosi di opere eseguite da archi-stars, ad eccezione di alcuni casi ( cantina Rocca di Frassinello (Gr) di Renzo Piano, cantina di Collemassari (Gr) di Edoardo Milesi Studio Archos, e pochi altri).
Progetto per una cantina.
La cantina ‘visibile’ – la scelta progettuale.
Il senso provocatorio dell’idea di progetto, già accennato nel titolo, si definisce nella scelta progettuale.
Perché scegliere un’immagine personalizzata, perché imporre il proprio pensiero su un intervento delicato, in un contesto molto caratterizzato, per violare con il proprio potere un ambiente connotato, che avrebbe bisogno di rispetto?
Perché cercare forme anomale personalizzanti, come gusci animaleschi, o astronavi trasparenti, sacrari, templi?
Perché questa smania di esprimere ‘a tutti i costi’ i caratteri dell’architettura così detta contemporanea?
La bottiglia (bordolese) è un’immagine automaticamente legata all’uva, alla vigna, al vino.
Rendere giustizia alla connotazione del territorio: una visione reale, immediata; la bottiglia del vino non può che far pensare alla vendemmia e al frutto del lavoro del vignaiolo, che dopo tanta fatica raccoglie il risultato del suo operato, che si concentra nell’atto di versare il vino dalla bottiglia inclinata, nel bicchiere, per verificare la propria capacità, la propria bravura nel vinificare.
Ecco perché la scelta di un simbolo semplice, dal significato immediato, senza orpelli, senza presunzione.
E’ forse un segnale più forte di tanti altri, usati per questo tema, perché inconfondibile, ben integrato nel territorio e nel paesaggio: in fondo è solo una grande bottiglia di vino!
Il vino che sgorga.
L’ascensore vetrato, illuminato soffusamente con luci ad accensione alterna, nei colori giallo, rosato, rubino, (oltre ad essere una parte strutturale importante), è come un gioco per il piacere del gusto, una macchina teatrale, un’attrazione da Luna-Park, perché saper gustare il vino è proprio un piacere, per il palato e, con moderazione, per la mente. Si sale a ritroso nella cascata illuminata, come bollicine che salgono in superficie, per arrivare nella zona della degustazione, ammirando il paesaggio rurale circostante.
Esistono pochi esempi di manufatti che con la loro simbologia, riportano alla funzione per la quale sono stati adottati: penso alle ‘case-capanne’ della Nuova Caledonia nel progetto di Renzo Piano, al‘Centro Elaborazione Dati’ della nuova sede delle Assicurazioni Generali a Mogliano Veneto (TV) nel progetto di P.Luigi Spadolini, sorta di fortezza-castello circondata da un fossato d’acqua, alla cappella di Notre-Dame duHaut a Ronchamp (Francia) di Le Corbusier, come un grande cappello da suora; più semplicemente penso all’immagine della cornice (del quadro pittorico o altro), che racchiude sempre qualcosa di speciale e per quanto riguarda l’antichità, qual era il miglior modo di rappresentare un simposio greco del 500 A.C.dedicato al vino, se non quello di dipingere i simposiasti e i loro recipienti, proprio su di una Kylix attica, tipica coppa da vino?
La cantina biodinamica
-struttura in ferro, legno, vetro, policarbonato, cemento armato ( limitato a plinti e pilastri di fondazione)
-pannelli fotovoltaici su tutte e due le facce superiori per irraggiamento mattutino e pomeridiano (orientamento della struttura: sud-nord), costituiti da celle amorfe e cellule a film sottile che possono essere curvate (per  unasuperfice di 900 mq.circa) oltre a un impianto di recupero del calore (che viene poi riutilizzato per scaldare l’acqua necessaria alle varie lavorazioni di cantina e per gli altri ambienti collettivi )
- intercapedini costanti per il regolamento dell’umidità negli spazi fuori-terra
- taglio di luce sulla sommità della struttura per illuminazione naturale
- scelta della gravità (al posto di pompe elettriche) per lo spostamento delle masse di mosto e vino
- limitazione dello scavo necessario solo per le cantine interrate
- riutilizzo del materiale di scavo per il rivestimento in terra cruda (pisè) e paglia, delle pareti interrate,con
l’ utilizzo di terra proveniente dallo sbancamento insieme ad altra presa dai campi circostanti, dosata e mescolata, con l’ integrazione del riuso di tappi di sughero riciclato, per garantire buona traspirabilità, assenza  di condense,  regolazione dell’umidità dell’aria
- recupero acque meteoriche, razionalizzazione del ciclo dell’acqua con ricircolo, per l’irrigazione del verde, la pulizia dei cortili e dei passaggi, l’alimentazione delle cassette di scarico dei WC e per altri usi tecnologici (sistemi di climatizzazione passiva/attiva), fitodepurazione o sub-irrigazione dei reflui/previsione di wetlandscon riusoe consumi ridotti al minimo per usi irrigui
- scelte appropriate della flora ambientale
Gli ambienti
Tramite l’ascensore vetrato si accede alla zona più alta del complesso dove ha luogo la degustazione dei prodotti vinicoli, accompagnata dalla vista del panorama circostante costituito da vigneti, case coloniche, borghi: immagini suggestive sia di giorno che di notte; per mezzo di rampe che percorrono i lati perimetrali della struttura, fino al piano campagna,  si scende alla zona ristorazione, caratterizzata da tavoli in posizione visiva verso l’esterno, dove si servono piatti e alimenti da ricette legate al vino (wine’sfood). A metà del percorso discendente sono collocati gli uffici amministrativi con la zona espositiva dei prodotti dell’azienda, sala conferenze ed eventi; proseguendo nella discesa al piano campagna, si possono visitare gli ambienti destinati all’imbottigliamento, confezionamento e spedizioni, per accedere infine alle cantine, prospicenti la parte operativa interrata dei travasi, degli assemblaggi, dei silos. Nelle adiacenze sono installati la centrale di accumulo elettrico fornito dal sistema fotovoltaico, l’impianto di recupero del calore, gli impianti tecnologici di trattamento aria ed acque.
Oltre ai tagli di luce sulla sommità della struttura, per tutta la lunghezza superiore, i vari ambienti sono illuminati da luce naturale tramite finestrature alternate ai ‘pieni’ dei pannelli fotovoltaici. All’interno tutta la struttura in ferro, legno e vetro è a faccia a vista, gli uffici sono concepiti come ‘open-space’; le zone operative sottostanti, sono fornite di copertura interna fonoassorbente. All’esterno nella zona dei travasi/silos viene posizionata una copertura in tessuto con tensiostrutture, dove transitano e stazionano i mezzi agricoli tramite due rampe sotto il piano campagna. Tutte le zone adiacenti alla struttura sono piantumate in prato e arbusti di essenze autoctone, i percorsi pedonali di accesso al piano terra dell’ascensore e delle zone perimetrali sono pavimentate in manto carrabile in ‘macadan’ con caratteristiche di asfalto ecologico drenante.
Conclusioni
Questa proposta progettuale provocatoria,(per altro dalla realizzazione fattibile), non solo ha lo scopo di proporre una ‘nuova’ cantina e sottolineare l’importanza della realtà vitivinicola da conservare e valutare, ma vuole lanciare un messaggio ai nuovi professionisti del settore, paesaggisti, ingegneri, progettisti architettonici e conservatori che, nell’atto di progettare considerino la reale necessità di porre il sentimento e la mentalità dell’individuo all’origine delle idee progettuali, come lo storico Lucien Febvre, nei suoi Combats (1939) “Verso un’altra storia”, proponeva ai nuovi storici: : «quando io dico che non abbiamo una storia dell’Amore né della Gioia, comprendete bene che non reclamo uno studio sull’Amore o sulla Gioia, attraverso tutti i tempi, tutte le età e tutte le civiltà. Indico una direzione di ricerca. E non l’indico a degli isolati, a dei fisiologi puri, a dei moralisti puri, a degli psicologi puri, nel senso volgare e tradizionale della parola. No. Io chiedo l’apertura di una vasta inchiesta collettiva sui sentimenti fondamentali degli uomini e sulle loro modalità. Quante sorprese sono da prevedere!»
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